Lasciò del suo gran Foco alto vestigio,
Francesco, al suo Signor sempre più Ligio,
Riscaldandosi Amante, abbracciò il Core.
[457]XLVIII.
Passa ad Assisi.
Per adorar del Serafino Humano
Nel Corpo intero un Ciel tutto Stellato,
Andò Francesco, e ritornò piagatoIl Cor, se non il piè, se non la mano.
XLIX.
Va a veder'i Romiti di Monteluco
presso Spoleti.
Si rinselva Francesco, e dove al verdeColgon secchi Romiti il Frutto Eterno,
Fioriti ancora di fredda Età nel Verno,
Par, che si scordi. Il Mondo a fatto il perde.
L.
Si trasferisce a Monte Cassino.
Nel Monte, a cui diede la Cassia il Nome;
Ma più salubre Benedetto il Vanto,
Colse Francesco Mirra; e d'ogni Santo
Virgulto, ch'ivi alligna, ornò le chiome.
LI.
Ritornato a Paula si ritira nel vicinoDiserto in Età di Tredici Anni.
Come Cervo da più Strali ferito,
Cerca Francesco il Dittamo Celeste:
Tornando al Patrio Suol ne le Foreste
S'intorna di Romèo fatto Romito.
[458]LII.
Fa una Vita austerissima per sei Anninella Solitudine.
Solitario Beato, Amica Selva,
Ti rischiarò con l'ombre, e se nascoseDentro a suoi folti Spin tue caste Rose,
Angelo fosti a l'Alma, al Corpo Belva.
LIII.
Dorme in angusta Grotta, cinta di Spine.
Spinoso Letto; o pur Tomba fioritaFu di Francesco l'Antro, oscuro, e stretto:
Quivi a l'Eco di un Sasso assodò il pettoA morir sempre in macerar la Vita.
LIV.
S'immerge nel vicino Torrente gelato; evi sta lungamente per soffocar
le Tentationi.
Ne l'onda il foco, e dentro al gel l'ardoreDel Senso attuffa. Oppon di ghiaccio un Muro
A l'osceno calor d'Amore impuro;
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