Poiché gustò del Paradiso i Favi.
LXIII.
Al medesimo Assunto.
Cingon le tempie al Giovinetto austeroCon intreccio divin floridi Serti
Per coronar del di lui Spirto i Merti,
Ond'hanno i Fior più Casti eccelso Impero.
[461]LXIV.
Al medesimo Assunto.
Francesco è tutto Spine; e pur d'Odori,
Qual rugiadoso Stelo, esala un Nembo,
Mentre gli colma il Ciel di Rose il grembo;
Ché più fragranza han fra le Spine i Fiori.
LXV.
Gli disegnano gli Angioli la Forma
del Capuccio.
Elmo di Tempra al Vitio adamantina;
Senza Cimier però, senza alcun Fasto,
A rintuzzar ogn'infernal contrasto,
Francesco ottien da l'Armeria Divina.
LXVI.
Al medesimo Assunto.
Di lana humil, Francesco, il capo vela,
Elmo, che al Senso altero i fumi abbatte;
De la Carne i fendenti ognor ribatte;
Et è Celata più, quanto più cela.
LXVII.
L'Inferno il tenta con apparenze diBellezze fantastiche.
Non è Bellezza Humana, ancorché vera,
Altro, che Sogno, e pur tanto risveglia;
Ma Francesco ben desto ha cruda svegliaDa Bellezza Infernal Larva, e Chimera.
[462]LXVIII.
Al medesimo Assunto.
Itene, o Spettri, a tormentar l'Abisso,
Ché la vostra Beltà, degna di focoNon è, che fumo, & ombra; e ne fa gioco
Francesco, a cui sol bello è il Crocifisso.
LXIX.
Gli appariscon terribili in varie Figure
i Demonij.
Sfingi di Morte a l'Epido Celeste
Fan cerchio intorno; & Ei Saggio, & Invitto,
Col Segno sol del Nume suo Confitto
Le fa da sé precipitar funeste.
LXX.
Al medesimo Assunto.
Benché sboccar da sotterranei Chiostri
Vegga Francesco, a' suoi danni rabbiosi,
Tifei fumanti, e Cerberi spumosi;
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