Scherza de l'atro Rogo entro al gorgoglio,
Perché l'accende Iddio, Foco maggiore.
XCII.
Al medesimo Assunto.
Fiamma al Cor, fiamma a l'Alma, e fiamma al Petto,
Intrepido Francesco hebbe ristoro,
Fra le fulminee vampe; e come l'Oro
Ne la Fornace Iddio provò l'Eletto.
XCIII.
Al medesimo Assunto.
Dove Francesco dove? Io non presumoTe rivocar, ma consigliarti: Edace
Già ti divora, ohimè! l'atra Fornace.
No, no; ché l'Humiltà non teme il Fumo.
[469]XCIV.
Al medesimo Assunto.
Non teme il Fumo no, non teme il Foco
L'Humiltà di Francesco; e non l'oscuraIl Fumo: Al Foco Ei qui le fiamme fura,
Mentre disprezza il fumo, e ne fa gioco.
XCV.
Al medesimo Assunto.
Di Pietre ignite passeggiò nel mezzoLucifero Superbo, e fu scottato:
Francesco a Pietre ignite in seno entrato,
Per esser tutto Humil vi trova il rezzo.
XCVI.
Fa uscir risorto, il suo Agnello dallaFornace, in cui haveano gittate l'ossa gli
Operai, che l'havean mangiato.
Pasto di fame vil, d'ignea potenzaL'incenerito Agnel Francesco avviva:
Non istupir; Ch'Egli risorger viva,
Pria del Simbolo suo, fe' l'Innocenza.
XCVII.
Risuscita un altro Agnello, che portava ingroppa un incredulo intorno al
primo Agnello risuscitato.
Francesco è ben de l'Innocenza il core.
Per esser nato ad avvivar gli Agnelli;
E de' Lupi Nemico, a Dio rubelli,
De la Minima Greggia è il buon Pastore.
[470]XCVIII.
Cuoce senza fuoco le Fave pergli Operai.
Su la cenere fredda agreste Fava
Gorgoglia calda a satïar le voglie:
Francesco con l'ardor, ch'in petto accoglie,
Da le ceneri sempre il Foco cava.
XCIX.
Tura co' piedi illesi trasfori di un
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