CXXXIII.
Con una candela accesa, che tien'inmano, mostrandola con un cenno
dalla lontana alle candeleestinte dell'Altare
le alluma.
A le fiaccole spente il lume stendeCon la face divota, e le raggiunge,
Ne l'accenderle tosto, ancorché lunge,
Perché lontano ancora il Sol accende.
CXXXIV.
Libera un Arciprete da unCanchero, che gli magnava
la faccia.
Francesco comparir sovente suole,
Come il Diurno Lume, il Segno vario:
Hor'in Pesci: Hor'in Libra: Hor'in Aquario:
Questa volta apparisce in Cancro sole.
[481]CXXXV.
Sana in Paula innumerabili Infermi
d'ogni Sorte.
Vota Francesco gli Spedali, & empieLe Chiese, e i Chiostri, Hipocrate Celeste
De' Serpenti Malor fiacca le Creste;
E di Lauro immortal s'orna le tempie.
CXXXVI.
Prende il fuoco nelle mani alla
presenza di un Cameriere
del Papa, di un Prete
Oltramontano; emolte altre
volte.
Con intrepida man braci roventiManeggiò illeso il Serafino Humano;
Maggior per tanto appar di quel Sovrano,
Che non osò toccar Carboni ardenti.
CXXXVII.
Inverminisce la Carne, portata da'
Secolari, per disprezzo, neldi lui Refettorio.
Imputridisce tosto Esca vieteta,
Che al gran Voto apponea mano impudente:
La rode il Verme, e non la prova il dente,
Perché sal non havea, Chi l'ha apprestata.
[482]CXXXVIII.
Al medesimo Assunto.
Oh di profano Cor disegni infermi!
In van lo Spirto Esca mortal'invita,
Perché mostra il confronto imputriditaCh'al fin non è la Carne altro, che Vermi.
CXXXIX.
Si ricovra a' suoi piedi una Cerva,
incalzata da' Cacciatori.
Anhelante Cervetta; a cui d'intornoS'aizzan Veltri, e son le reti tese,
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