Sottomette mansueti al giogo iGiovenchi indomiti.
D'alta Trave a tirar ben grave peso,
De' Giovenchi feroci al giogo uniti:
Accozza il colli dolcemente uniti:
Ad un Agnello i Tori ossequio han reso.
CXCIII.
Sana la gamba di un Giovenco
spezzata.
Suoi Doni ripartir Francesco suoleA Bruti ancor; e mentre il moto rende
A l'inutil Torello, in Terra splendePių, che nel Ciel, entrato in Toro il Sole.
[499]CXIV.
Fa sorgere improvisamente nella Terra
di Spezzano una Vena d'acquafreddissima.
Ad ammorzar il Foco a l'arse lingueSorge di freddo umor Urna feconda,
Che su l'arida sete ognor ridondaE di Sirio l'ardor col gelo estingue.
CXCV.
Ristora con un pezzolino di pan duro treMoribondi per la fame.
Degli arrotati denti ecco le brameDa Francesco partir liete, e satolle:
Il duro Pan, cui fa la Gratia molle,
Nutre la Fama a lui con l'altrui Fame.
CXCVI.
Passa a Corigliano; e nel fondarvi unConvento Opera al suo solito
Prodigij.
A catenar'in Corigliano i Cori
Al suo Nume, Francesco, il passo spinge,
Ma per tutto ov'Ei va stupor'il cinge,
E fan catena a lui divoti Amori.
[500]CXCVII.
Conduce colla sola striscia del suobastone per lo spatio di una
lega un Ruscello al suoConvento di
Paterno.
L'Acqua seguita il Foco. Un Rivoletto
Senza rive sen va dietro a Francesco,
Che con ragion rapisce Umor sė fresco,
Mentre cova sė grande ardor'in petto.
CXCVIII.
Al medesimo Assunto.
Ruscelletto, non pių schivo, e fugaceMormorando ten vai di sterpo in sasso,
Ma con tacito pič, con lieve passoD'Un, pių Puro di te, ti fai seguace.
CXCIX.
Guarisce dell'Appoplesia il Conte
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