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      di Chiaramonte, Figlio delPrincipe di
      Bisignano.
     
      Appopletico un Corpo, a patir l'onteDe la Morte vicin, sozza stravolge
      La faccia oscura: Et ecco a lui si volgeFrancesco, e come Sol rischiara un Monte.
     
      [501]CC.
      Libera un Tale da una gran Passione diAmore; poiché in toccargli lievemente
      un'Orecchia ne fa uscire unoSchifo Verme.
     
      Oh quanto son d'Amor le Voglie inferme!
      Ama il suo peggio l'Huom: l'Affetto è vile,
      Che non servendo a Dio tutto è servile;
      Non sendo Amor Profano altro, che Verme.
     
      CCI.
      Al medesimo Assunto.
     
      Ah, sì; può ben chiamarsi un Verme Amore,
      Quel, che nato dal lezzo imputridisce,
      Quel, che ne l'Alma serpe, e la marcisce;
      Che rode la Coscienza, e mangia il Core.
     
      CCII.
      Al medesimo Assunto.
     
      Costui, che cova in cor fetida fecciaCol Verme si può dir, che guasto sia:
      Francesco il sana: Amor se ne va via;
      Per gli occhi entrato uscì per un'orecchia.
     
      CCIII.
      Al medesimo Assunto.
     
      De le Virtù fiorite ogni radiceRode Profan Amor Verme nefasto:
      A l'opposto l'Amor de l'Alma Casto
      Vola, d'ogni Virtù Bella Fenice.
     
      [502]CCIV.
      Passa con due Compagni sopra il suoMantello il Faro di Messina.
     
      De' latranti Mastin, Cariddi, e Scilla,
      Varca, con due Seguaci il Mar'ingordo:
      Lo sdrucito Mantel gli forma il bordoStella Polare in Ciel Dio gli Sfavilla.
     
      CCV.
      Al medesimo Assunto.
     
      Del Mar, che gorgogliando ognor spumeggiaCalca il dorso Superbo, e non si affonda;
      Ma gli si abbatte a piè placida l'onda:
      Non è leggier, Francesco, e pur galleggia.
     
      CCVI.
      Al medesimo Assunto.
     
      Francesco in Dio tutto d'Amor acceso,
      Non sommerge il suo Foco in Mar profondo;


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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