Per esser Basso non discende al fondo:
Galleggia, e pur è di così gran Peso.
CCVII.
Al medesimo Assunto.
Nettuno Sagro è questi: Ecco repenteA lui si prostra mite il Mar'ondoso;
E gli forman su i flutti imperïosoFede, Speranza, e Carità il Tridente.
[503]CCVIII.
Al medesimo Assunto.
Non è vano Francesco; e pur non greveVa sopra il Mar, senza piombar'al fondo:
Ei suole sotto i Piè tener il Mondo;
Ché l'Astinenza sua l'ha fatto lieve.
CCIX.
Il Faro di Messina prima perigliosissimo,
dopo il passaggio delSanto navigabile
anche da' piccoliBurchielli.
Passa Francesco, e de' due Can frementi,
Scilla, e Cariddi il morso fier rintuzza.
Ché, non più torvo a divorar si aguzza:
Un Parco al suo Digiun li fe' Astinenti.
CCX.
Risuscita a pena giunto in Sicilia unImpiccato di tre giorni.
Da la funerea fune oh qual invitaSpettacolo funesto il Passaggiero!
Francesco di Pietà Ministro veroScioglie il Pendente, e lega a lui la Vita.
[504]CCXI.
Benedice in passando dalla lontanada parte di Dio la Città
di Messina.
Al movimento di così grand'Astro,
Che benedetti influssi al Mondo versa,
Da le Gratie di Dio Messina aspersaSi stabilisce ognor contra il disastro.
CCXII.
Nella Fabbrica del Convento di Milazzo,
Egli solo affetta sovra la Porta dellaChiesa due così grosse Pietre,
che venti Huomini non lepotevano movere.
Ne le mani, Francesco, ecco, che tiene,
Quai piume, i Sassi, onde leggier sen volaPer le bocche de' Popoli: La sola
Carità tutto può, tutto sostiene.
CCXIII.
Dalle due Pietre sudette non si è maipotuto torre una Scheggia.
Stupita ognor fa rimaner Natura,
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