È perché tutto è Spirto, e non si vede.
CCXIX.
Predice l'invasione de' Turchi sopra diOtranto. Prega il Signore per
la Libertà del medesimo,
e l'ottiene.
Doloroso Francesco, ahi qual, sospiraLa caduta d'Idrunto in bocca a i Cani:
Indi co' prieghi suoi scaccia i Profani,
E 'l Mastino a l'Agnel ceder si mira.
[507]CCXX.
Riparte Candele benedette a' Soldati
del Conte di Arena; e restanotutti preservati nella guerra
di Otranto.
A rintuzzar degli Ottomani Orgogli
In Idrunto trafitto i Ferri alatiDal fido Arena i Pij Guerrier guidati
Arma di fragil Cera, e li fa Scogli.
CCXXI.
Ricusò con disprezzo la Candela unSoldato, e solo rimane ucciso.
Pazzo dileggiator de l'Alto Nume,
Il Pio Don disprezza, un empio Sgherro,
La Candela rifiuta, e stringe il Ferro;
Non è stupor, se poi li manca il lume.
CCXXII.
Invitato dal Re Luigi XI, sta perplessodi andar in Francia: né si muove
senza il comando del granPontefice Sisto IV.
Parti, Francesco, parti. Al gran Luigi
Con l'aura del tuo Spirto il cor serena:
Al sen ti strignerà veduto a pena,
Perché porti nel cor la Fiordiligi.
[508]CCXXIII.
Lascia, al partir di Paula per Francia
alla Sorella un Dente
mascellare in ricordo.
Che fai Francesco? Ah contro a te inclementeOltraggioso a Natura or ti smascelli:
Hai ragion; di tua bocca i Denti svelli,
Che non servono a te Santo Astinente.
CCXXIV.
Benedice, al suo partir, la Calavria sopradi un Monte vicino a Castrovillare,
fermato sul pian di una Pietra,
nella quale lascia perpetuele sue vestigia.
De l'afflitta Calavria al partir fuoriMitiga il duol, col benedirla al Cielo.
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