stillarne il sangue.
De l'atonito Rege al Concistorio
La spezzata Moneta il Sangue abbondaLa sprezzata Moneta il Sangue gronda:
Il Sangue al Mondo altro non è che l'Oro.
CCXXXI.
Al medesimo Assunto.
Ecco l'Oro de' Cor fatto assassinoSpander punito i sanguinosi humori;
Perché succhiò le vene a tanti coriRende il Sangue rubato il Ladro fino.
[511]CCXXXII.
Al medesimo Assunto.
Dove l'Huom ha il Tesoro ivi il Cor serra:
Dov'è il Cor, ivi il Sangue ha la sorgente;
Hor se qui versa l'or sangue cadente,
È perché chiude il coro, che a Dio fa guerra.
CCXXXIII.
Risuscita in Napoli una quantità diPesci cotti.
Con l'argentea sua scaglia, abbrustolatoTorna a guizzar'il Pesce, in seno a l'acque,
E se da l'onde pria del Mar ei nacque,
Hor dal Foco del Ciel brilla rinato.
CCXXXIV.
In Napoli prende colle mani il fuoco,
che si era acceso nella di luiStanza; e 'l gitta dalla
finestra.
Serpe l'incendio al gran Francesco intorno;
Et Ei, del Foco al par, tutto si accende:
Con man sicura a sterminarlo il prende,
Simile al Sol, quando sfavilla il Giorno.
[512]CCXXXVI.
Andando a Roma cammina sulMare vicino ad
Hostia.
Sopra l'onde, col piè fermo passeggia,
Francesco, e lo stupor desta ne l'onde,
Che s'inchinano a lui miti, e profonde,
Mentr'Ei le calca sì, ma non le spreggia.
CCXXXVII.
Il Pontefice Sisto IV. vuol'ordinarlodi sua mano Sacerdote; &
Egli per Humiltà
il ricusa.
Come se fosse un Huom Francesco impuroIl carattere sagro humil ricusa,
Ma l'Humiltà di lui non dà la scusa,
Ch'Ei non ne sia capace, Angelo puro.
[513]CCXXXVII.
Un Rosario dato in Roma al
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