Tramuta in dolci; E co' suoi lumi, Chiari
Fa i Porti ai Parti del dolor ne' flutti.
[530]CCLXXIX.
All'accendersi una Candela Benedet-
ta dal Santo, cessa unfierissimo Turbine.
Crolla il Suol, l'Aria stride, il Ciel si sfrena:
Tremano gli Elementi, il Mondo geme:
Ruggisce l'Aquilon, Vulturno freme;
Del Santo un lume sol tutto serena.
CCLXXX.
Un'altra Candela, benedetta dal Santo
gittato in Mare, libera unNaviglio da una gran
Tempesta.
De' Venti scatenati a l'ira l'altèraGonfiato il Mar Superbo al Ciel'ascende;
Ma del mite Francesco humile il rende,
E ne strugge il furor, la Sagra Cera.
CCLXXXI.
Opera sempre Miracoli innumerabiliper tutto il tempo, che vive
in Francia.
Gallia felice a te fu dato in sorteHaver di meraviglie un vivo Fonte,
Che sempre ti abbondò di Gratie pronte;
Né mai seccossi ancor dopo la Morte.
[531]CCLXXXII.
Tiene un braciero infocato nelle manisenza brucciarsi; affin di
riscaldare alcuni de' suoiReligiosi renitenti ad
accertar'il Voto
della Vita
Quaresimale.
De l'Età sua senile al Verno algenteNon si raffredda no, quando altri gela:
Ne l'Estate degli Anni. Ah, ch'Egli celaGran Foco in petto, indi l'ardor non sente.
CCLXXXIII.
Passa i Quaranta Giorni dell'ultima suaQuaresimale, ad imitatione di N. S.
nel Diserto, senza mangiar, né
bere colla sola Sagra
Communione,
disponendosia morire.
Dal Fior de' Sagramenti unico fuggeL'humor, che lo mantiene Ape Celeste;
E ben par, che la Mensa in Ciel s'appresteA lui, che mortal cibo abhorre, e fugge.
[532]CCLXXXIV.
Predice il Giorno, e l'Hora della suaMorte.
Cigno Beato al Paradiso in Riva,
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