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      E per più facile intelligenza del tutto, ne disegneremo le figure lineari: e prima segniamo nel piano dell'eclittica il cerchio ANBO, ed intendiamo i punti A, B essere gli estremi verso borea e verso austro, cioè il principio di Cancro e di Capricorno, ed il diametro AB prolunghiamolo indeterminatamente per D e C verso la sfera stellata: dico ora, primieramente, che niuna delle stelle fisse poste nell'eclittica, per qualsivoglia mutazion fatta dalla Terra per esso piano dell'eclittica, varierà mai elevazione, ma sempre si scorgerà nella medesima superficie; ma bene se gli avvicinerà ed allontanerà la Terra per tanto spazio quanto è il diametro dell'orbe magno. Il che sensatamente si vede nella figura: imperocchè, sia la Terra nel punto A o sia in B, sempre la stella G si vede per la medesima linea ABC; ma bene la lontananza BC si è fatta minore della CA per tutto il diametro BA: il più dunque che si possa scorgere nella stella C, ed in qualsivoglia altra posta nell'eclittica, è la accresciuta o diminuita apparente grandezza, per l'avvicinamento o allontanamento della Terra.
      SAGR. Fermate un poco, in cortesia, perché sento non so che scrupolo che mi dà fastidio, ed è questo. Che la stella C venga veduta per la medesima linea A B C tanto quando la Terra sia in A quanto se ella sia in B, l'intendo benissimo; come anco di piú capisco che l'istesso avverrebbe da tutti i punti della linea A B, mentre che la Terra passasse da A in B per essa linea; ma passandovi, come si suppone per l'arco A N B, è manifesta cosa che quando ella sarà nel punto N, ed in qualunque altro fuori che li due A, B, non piú per la linea A B, ma per altre ed altre, si scorgerà: talché se il mostrarsi sotto diverse linee deve cagionar apparente mutazione, qualche diversità converrà che si scorga.


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Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano
di Galileo Galilei
Einaudi Torino
1970 pagine 608

   





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