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      SAGR. Due quesiti contien questa vostra domanda, a i quali convien ch'io risponda: il primo riguarda l'imputazione, che mi date, di simulatore; l'altro è di quello che possa apparir nelle stelle, etc. Quanto al primo, dirò con vostra pace che non è vero ch'io abbia simulato di non intender la nullità di quella instanza; e per assicurarvi di ciò, vi dic'ora che benissimo capisco tal nullità.
      SALV. Ma non capisco già io come possa essere che voi non parlaste simulatamente, quando dicevi di non intender quella tal fallacia, la quale confessate ora di intender benissimo.
      SAGR. La confessione stessa d'intenderla può assicurarvi ch'io non simulavo, mentre dicevo di non l'intendere; perché quando io avessi voluto e volessi simulare, chi potria tenermi ch'io non continuassi nella medesima simulazione, negando tuttavia di intender la fallacia? Dico dunque che non l'intendevo allora, ma che ben la capisco al presente, mercé dell'avermi voi destato l'intelletto, prima co 'l dirmi risolutamente che ella non è nulla, e poi co 'l cominciare a interrogarmi cosí alla larga, che cosa fusse quella per la quale io conosceva la stazione e retrogradazione de' pianeti: e perché questo si conosce dalla conferenza che si fa di essi con le stelle fisse, in relazion delle quali si veggono variare lor movimenti or verso occidente ed or verso oriente e tal ora restar come immobili, e perché sopra la sfera stellata non ve n'è altra immensamente piú remota, ed a noi visibile, con la quale possiamo conferir le nostre stelle fisse, però vestigio niuno possiamo noi scorger nelle fisse, che risponda a quello che ci apparisce ne' pianeti.


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Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano
di Galileo Galilei
Einaudi Torino
1970 pagine 608