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      SALV Eramo su 'l dimostrare, quel terzo moto attribuito dal Copernico alla Terra non esser altrimenti un movimento, ma una quiete, ed un mantenersi immutabilmente diretta con sue determinate parti verso le medesime e determinate parti dell'universo, cioè un conservar perpetuamente l'asse della sua diurna revoluzione parallelo a se stesso e riguardante verso tali stelle fisse: il qual costantissimo stato dicevamo competer naturalmente ad ogni corpo librato e sospeso in un mezo fluido e cedente, che, benché portato in volta, non mutava direzione rispetto alle cose esterne, ma pareva solamente girare in se stesso rispetto a quello che lo portava ed al vaso nel quale era portato. Aggiugnemmo poi, a questo semplice e naturale accidente, la virtú magnetica, per la quale il globo terrestre tanto piú saldamente poteva contenersi immutabile, etc.
      SAGR. Già mi sovvien del tutto: e quel che allor mi passava per la mente, e che volevo produrre, era certa considerazione intorno alla difficultà e instanza del signor Simplicio, la quale egli promoveva contro alla mobilità della Terra, presa dalla multiplicità de' moti, impossibile ad attribuirsi ad un corpo semplice, del quale, in dottrina d'Aristotile, un solo e semplice movimento può esser naturale; e quello ch'io volevo mettere in considerazione, era appunto la calamita, alla quale noi sensatamente veggiamo competer naturalmente tre movimenti: l'uno, verso il centro della Terra, come grave; il secondo è il moto circolare orizontale, per il quale restituisce e conserva il suo asse verso determinate parti dell'universo; il terzo è questo, nuovamente scoperto dal Gilberto, d'inclinar il suo asse, stante nel piano di un meridiano, verso la superficie della Terra, e questo piú e meno secondo che ella sarà distante dall'equinoziale, sotto 'l quale resta parallelo all'asse della Terra.


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Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano
di Galileo Galilei
Einaudi Torino
1970 pagine 608

   





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