Feci ad alcuni mia amici vedere tale stravaganza, e pur l'anno passato in Roma le mostrai a molti prelati e altri uomini di lettere; di lì fu sparso il grido per diverse parti d'Europa, e da quattro mesi ha qua mi sono state mandate da varii luoghi varie osservazioni disegnate, e in particolare tre lettere circa a questo argomento scritte al Sig.r Marco Velsero d'Augusta, e date alle stampe con un nome finto di Apelles latens post tabulam; le quali lettere mi furon mandate da l'istesso Velsero, il quale mi ricercò del mio parere intorno alle dette lettere, e più circa a quello che io stimavo di poter sapere dell'essenza di esse macchie. Io gli scrissi una lettera di sei fogli in tal proposito, confutando l'opinione del finto Apelle e di quelli che sin qui ne avevano parlato; e finalmente, dopo molti e varii pensieri che mi sono passati per la fantasia, mi risolvo a concludere e indubitatamente tenere, che le dette macchie siano contigue alla superficie del corpo solare, e che quivi se ne generino e se ne dissolvino continuamente, essendo altre di più lunga e altre di più breve durata: sonvene delle più dense e oscure, e delle meno; per lo più si vanno di giorno in giorno mutando di figura, la quale è il più delle volte irregolarissima; frequentemente alcuna di loro si divide in due, tre o più, e altre, prima divise, si uniscono in una; e finalmente, in virtù di un loro universale e comune movimento, son venuto in certezza indubitabile che il sole si rivolge in sé stesso da occidente verso oriente, cioè secondo tutte le altre revoluzioni de' pianeti terminando un'intera conversione in un mese lunare in circa.
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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore 1953
pagine 265 |
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