E per quanto ho osservato, la moltitudine massima di tali macchie si genera tra due cerchi del globo solare che rispondono ai tropici, e fuori di tali cerchi non ho quasi mai osservata alcuna di tali macchie; le quali, quanto alla generazione e dissoluzione, rarefazione, condensazione, distrazione e mutamenti di figura e ogn'altro accidente, se io dovesse agguagliare ad alcuna delle materie nostre familiari non se ne troverebbe altra che più l'imitasse che le nostre nugole.
Tutto questo che dico a V. S. Ill.ma e R.ma è talmente vero, e per tanti e tanto necessari riscontri da me confermato, che non mi perito punto a darlo omai fuori per sicuro; e il burlarsene molti, come intendo, non mi spaventa punto, perché siamo in materie che sempre potranno da infiniti e in tutte le parti del mondo esser osservate, e di mano in mano da quelli di miglior senso riconosciute per vere: onde io animosamente ardisco di esser il primo a dar fuora conclusioni che hanno sembianza di sì strani paradossi. Solo mi dispiace che quelli che se ne burlano, giuocano, come si suol dire, al sicuro, certi di non perdere e con rischio di guadagnar assai; perché, se quanto io affermo e loro negano si trovasse esser falso, loro senza fatica nessuna avrebbono il vanto di aver meglio inteso, che altri doppo molte e laboriose osservazioni; e quando si venga in certezza che quanto io dico sia vero, essi restano scusati dal non avere prestato l'assenso a cose tanto inopinate. Se V. S. Ill.ma averà vedute le tre lettere del finto Apelle, io gli potrò mandare copia della lettera che scrivo al Sig.
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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore 1953
pagine 265 |
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Apelle
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