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      » Quanto poi restino offesi i Padri veramente saggi e prudenti da questi tali che, per sostener proposizioni da loro non capite, vanno in certo modo impegnando i luoghi delle Scritture, riducendosi poi ad accrescere il primo errore col produrr'altri luoghi meno intesi de' primi, esplica il medesimo Santo con le parole che seguono: «Quid enim molestię tristięque ingerant prudentibus fratribus temerarii pręsumptores, satis dici non potest, cum si quando de prava et falsa opinione sua repręhendi et convinci caeperint ab eis qui nostrorum librorum authoritate non tenentur, ad defendendum id quod levissima temeritate et apertissima falsitate dixerunt, eosdem libros sanctos unde id probent, proferre conantur; vel etiam memoriter, quę ad testimonium valere arbitrantur, multa inde verba pronunciant, non intelligentes neque quę loquuntur neque de quibus affirmant.
      »
      Del numero di questi parmi che sieno costoro, che non volendo o non potendo intendere le dimostrazioni ed esperienze con le quali l'autore ed i seguaci di questa posizione la confermano, attendono pure a portare innanzi le Scritture, non si accorgendo che quante pił ne producono e quanto pił persiston in affermar quelle esser chiarissime e non ammetter altri sensi che quelli che essi gli danno, di tanto maggior progiudizio sarebbono alla dignitą di quelle (quando il lor giudizio fosse di molta autoritą), se poi la veritą conosciuta manifestamente in contrario arrecasse qualche confusione, al meno in quelli che son separati da Santa Chiesa, de' quali pur ella č zelantissima e madre desiderosa di ridurgli nel suo grembo.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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