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      Il sentire anco da molti e in parte avere io stesso veduto, che non manchino di quelli, e de i potenti l'affetto de i quali verso di me e i miei affari non si mostri se non ben disposto, mi è di consolazione: e perché io stimo assai più facile il confermar questi nella buona intenzione che il rimuovere altri dalla sinistra, però io stimerei (e cosi è parere anco al S. Ambasciatore) che fusser buone due lettere del Ser.mo Padrone alli Em.mi SS.i Card.li Scaglia e Bentivoglio; sopra di che io supplico il favore di V. S. Ill.ma, tutta volta che ella concorra nell'istesso senso.
     
      Di Roma, li 19 di Feb. 1633.
     
      Di V. S. Ill.maDev.mo e Obblig.mo Ser.re
      Galileo Galilei.
     
      XX
     
      A GERI BOCCHINERI IN FIRENZE
     
      (Roma, 23 aprile 1633)
     
      Molto Ill.re Sig.re Osser.mo
     
      Scrivo del letto dove mi trovo da 16 ore in qua, ritenuto da dolori eccessivi in una coscia; li quali per la pratica che ne ho, doveranno in altrettanto tempo svanire. Mi sono poco fa venuti a visitare il Commissario e il Fiscale, a che son quelli che mi disaminano; e mi hanno dato parola e ferma intenzione di spedirmi subito che io levi del letto, replicandomi più volte che io stia di buono animo e allegramente. Io fo più capitale di questa promessa che di quante speranze mi sono state date per il passato, le quali si è visto per esperienza essere state fondate più su le conietture che sopra la scienza. Che la mia innocenza e sincerità sia per essere conosciuta, io l'ho sempre sperato, e ora più che mai. Scrivo con incomodo, però finisco.
      All'mo S. Bali un reverentissimo baciamani: a sé stessa e suoi fratelli il simile.


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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 265

   





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