A tutti questi miei oppositori, che son molti, ho io pensiero di rispondere; ma perché l'esaminare a parte a parte le vanità di tutti sarebbe impresa lunghissima e di poca utilità, penso di fare un libro di postille, come da me notate nelle margini di tali libri intorno alle cose più essenziali e agli errori più maiuscoli, e come raccolte da un altro mandarle fuori.
Ma prima, piacendo a Dio, voglio publicare i libri del moto e altre mie fatiche, cose tutte nuove e da me anteposte alle altre cose mie sin ora mandate in luce.
Riceverà V. S. la presente dal S.r Ruberto Galilei, mio parente e signore, al quale potrà fare parte del contenuto di questa, atteso che a S.S. scrivo bene, ma assai brevemente. Tengo anco lettere del Sig.re de Peiresc, d'Aix, ricevute insieme con quelle del S.re Gassendo; e perché amendue mi domandano i vetri per un telescopio da fare osservazioni celesti, mi faccia grazia significare al S.r Gassendo che dia conto al S.r de Peiresc d'aver avuto i vetri, pregandolo contentarsi che di essi anco il Sig.r de Peiresc possa servirsi facendo di più appresso il detto Signore mie scuse se differisco a rispondere alla sua gratissima, trovandomi pieno di molestie che mi violentano a mancar talvolta a quelli officii che io più desidero di essequire. Sono stracco e averò soverchiamente tediata V. S.: mi perdoni e mi comandi. Gli bacio le mani.
Dalla villa d'Arcetri, li 25 di Luglio 1634.
Di V. S. molto I.
Servitor Devotissimo e Obligatissimo
Galileo Galilei.
XXIV
A FORTUNIO LICETI IN PADOVA
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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore 1953
pagine 265 |
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