Sono le premesse: «Un effetto mutabile non può provenire da causa immutabile: il candore è effetto mutabile; ma la distanza tra la Terra e la Luna è immutabile; adunque il candore non può provenir dalla Terra». Ora questo termine «Terra» non è posto nelle premesse, ma vi è in suo luogo «distanza tra la Terra e la Luna»; onde, a voler che l'argumento cammini in buona forma, bisognava, avendo detto nelle premesse «Un effetto mutabile non può provenire da causa immutabile; ma la distanza tra la Terra e la Luna è immutabile», bisognava, dico, dir nella conclusione «Adunque il candore non procede dalla distanza tra la Terra e la Luna»: ed il silogismo, raddrizzato così, quanto alla forma procedeva bene, ma non concludeva niente contro di me. Ho detto che a tutto rigore ne seguirebbe questo inconveniente; ma avendo riguardo a quello che, per mio credere, il signor Liceti aveva in intenzione, figuriamo l'argumento in miglior forma, dicendo: «Un effetto mutabile non può derivare da causa immutabile: ma la distanza tra la Luna e la Terra è immutabile, ed immutabile parimente è lo splendor della Terra; adunque il candore non può provenire né dalla distanza tra la Luna e la Terra, né dallo splendore della Terra; ed in conseguenza non può provenire dalla Terra». Non si può negare che il discorso in questa maniera raddrizzato apparisce tanto concludente, che facilmente potrebbe essere ammesso per sincero e libero da ogni fallacia da qualsivoglia filosofo; e tanto più ciò mi persuado, quanto che l'istesso signor Liceti, da me stimato per filosofo a nissun altro secondo, per niente manchevole lo ha creduto: e pure tra poco spero di esser per dimostrarlo manchevole.
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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore 1953
pagine 265 |
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