Concludo per tanto, che non si imprimendo il caldo, mercé de' raggi solari, se non in materie solide, dense ed opache, o che almeno partecipino tanto di densità che non diano il transito totalmente libero ai medesimi raggi solari, il caldo che noi proviamo è quello che la Terra e gli altri corpi solidi riscaldati ci somministrano; il qual calore può esser che non si elevi tanto sopra la Terra che possa tor via la freddezza di quella regione vaporosa nella quale si generano le pioggie, le nevi e le altre meteorologiche impressioni. Può dunque il calore del reflesso de' raggi solari nella Terra non transcendere la media regione vaporosa e fredda, ma ben l'illuminazione trapassar questa ed arrivare sino alla Luna, e per distanza anco molte e molte volte maggiore.
Oltre che, se io devo liberamente confessare la mia poca scienza fisica, dirò di non sapere né intender punto come tali impressioni si faccino; e quando io mi ristringo in me medesimo per vedere se io potessi penetrarne alcuna, mi ritrovo in una immensa oscurità e confusione. Io non ho mai inteso, né credo di esser per intendere, in qual maniera, doppo essere stati mesi e mesi senza pur vedersi una nuvola, possa improvvisamente in brevissimo tempo spargersene sopra un gran tratto di terra, e quindi precipitosamente cadervi milioni di barili di acqua; ed altra volta comparire altre simili nugole, e poco dopo dissolversi senza diffondere una minima stilla. Che io intenda per fisica scienza come tra le tenui e molli nuvole si produchino suoni e strepiti così immensi quanto sono i tuoni, mentre che il filosofo vuol che io creda, alla produzion del suono esser necessaria la collisione de' corpi solidi e duri, absit che io ne possa restar capace.
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Lettere
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore 1953
pagine 265 |
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Terra Terra Terra Luna
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