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      Pręterea, si hęc asperitas admittatur, longe melius servatur corporum omnium mobilium nexus: sic enim ad motum cęli moventur superiora elementa, ex quorum motu multa gigni, multa destrui, quotidie videmus. Veram, dum Galilęus nobilissimis corporibus rotundam flguram deberi asserit, numquid homines, cęlo longe nobiliores, idcirco teretes atque rotundos optabit? Quos tamen quadratos, ex sapientum oraculis, malumus. Dixerim igitur potius, eam cuique figuram tribuendam, quę ad eiusdem finem consequendum sit aptissima. Ex quo non immerito aliquis sic inferat: Cum ergo Lunę concavum inferiora hęc sublimioribus illis orbibus nectere quodammodo ac colligare debeat, asperum potius ac tenax, quam politum ac lęve, fabricandum fuit."
      Qui, senza passar pił oltre, si ritrovano le solite arti del Sarsi. E prima, non si trova nella scrittura del signor Mario che noi abbiamo detto mai che a i corpi lisci e puliti né l'aria né il fuoco aderiscano e s'attacchino: il Sarsi ci impone questo falso di suo capriccio, per farsi strada a poter dir, poco di sotto, di certa piastra di vetro. Di pił, finge il Sarsi di non s'accorgere che il dir noi che 'l concavo della Luna sia di superficie perfettissimamente sferica tersa e pulita, non č perché tale sia la nostra opinione, ma perché cosģ vuole Aristotile ed i suoi seguaci, contro al quale noi argomentiamo ad hominem: e fingendo di trovar nel libro del signor Mario quello che non v'č, simula di non vedere quello che pił volte e molto apertamente v'č scritto, cioč che noi non ammettiamo quella sin qui ricevuta moltiplicitą d'orbi solidi, ma che stimiamo diffondersi per gl'immensi campi dell'universo una sottilissima sostanza eterea, per la quale i corpi solidi mondani vadano con lor proprii movimenti vagando.


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Il Saggiatore
di Galileo Galilei
Ricciardi Editore
1953 pagine 290

   





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