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      E perché si possa con le debite misure proporzionare ciaschedun membro della fortezza in qual si voglia picciola superficie, bisogna che dichiariamo il modo di fare ed usare la scala. Quando dunque avremo determinato, che figura vogliamo dare alla fortezza, e sopra a qual spazio s'abbia da disegnare, prima tireremo una linea retta di lunghezza tale, che giudichiamo, a un di presso, che tanto deva essere la lunghezza di uno de i lati della figura, o vogliamo dire una cortina tra l'uno e l'altro de i baluardi; di poi, come averemo quando si dirà delle misure, la divideremo in tante parti eguali, quante braccia deve essere la lunghezza di detta cortina: e così averemo la scala delle braccia, dalla quale caveremo tutte le altre misure.
      Ma per fuggire il tedio di avere a fare una sì lunga divisione, potremo fare con più brevità in questa maniera. Ponghiamo, exempli gratia, che la cortina abbia ad essere lunga quattrocento braccia: pigliando la quarta parte della linea che ci deve rappresentare detta cortina, averemo la misura di cento braccia, la quale divideremo in dieci parti, e ciascheduna di esse ci rappresenterà braccia dieci; doppo divideremo una di queste decine in dieci particelle, ciascheduna delle quali dimostrerà un braccio: e così da tale divisione potremo facilmente prendere il numero di quante braccia ne piacerà, come di sei, quindici, venti, venticinque, etc., sì come ciascheduno senza difficoltà può da sé stesso comprendere.


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Trattato di fortificazione
di Galileo Galilei
Utet
1980 pagine 68