Tale a noi risulta dai documenti pervenutici la narrazione dei fatti occorsi circa la licenza di stampa del Dialogo; non interamente conforme, per verità, alle due contenute nel volume del famoso processo, a cui la pubblicazione del libro diede luogo(60).
Superati tutti gli ostacoli, si proseguì con maggiore alacrità la stampa, che fu compiuta il 21 febbraio 1632(61). Nel proemio dell'opera è data ragione della forma dialogica preferita dall'autore; nulla è detto del tempo nel quale si fingono tenuti i ragionamenti; quanto al luogo, è la città di Venezia, e precisamente il palazzo Sagredo sul Canal Grande. Tre sono gl'interlocutori, Salviati, Sagredo e Simplicio: in due di essi Galileo volle immortalare amici carissimi, rapiti al suo affetto nel fiore degli anni; il terzo è un personaggio immaginario; e di essi, e della parte che nel Dialogo rappresentano, accenneremo brevemente, prima di venir a discorrere della nostra ristampa.
Filippo d'Averardo Salviati era nato di nobile famiglia in Firenze il 29 gennaio 1583: si crede sia stato discepolo di Galileo in Padova, e certamente con lui si legò in intima amicizia, tanto da volerlo a suo diuturno ospite nella Villa delle Selve, dalla quale sono date la prima e la terza delle Lettere al Velsero sulle macchie solari, e dove, come egli stesso scrive in tale occasione, proseguiva in compagnia dell'ospite le osservazioni celesti. Dietro proposta di Galileo il Salviati venne aggregato all'Accademia dei Lincei nel 1612, e morte immatura lo coglieva il 22 marzo 1614 in Barcellona, mentre viaggiava per distrarsi da un'umiliazione sofferta in una questione di precedenza, avuta con un principe di Casa Medici.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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