Ai primi di marzo del 34 Galileo spediva al Micanzio un tratto di siffatte postille(97), ed altri gliene inviava appresso nel corso di quell'anno(98); ma poi, sia che gli stesse a cuore l'affrettarsi al compimento dei dialoghi delle Nuove Scienze, sia che giudicasse non valere il pregio dell'opera insistere con tale avversario, ne distolse il pensiero: di che più tardi dolevasi Fra Fulgenzio, scrivendogli: "Tutte le cose di V. S., anco i fragmenti, sono come le minucciole d'oro.... Quelle due apostille del Rocco mi fecero ben conoscere il gran piacere e profitto de' virtuosi se ella le seguitava"(99). Di mano in mano che il Micanzio riceveva i tratti della risposta, della quale egli era ghiottissimo, li andava comunicando agli amici in Venezia(100), e li partecipò allo stesso Rocco, che prese a stender subito, alla sua volta, una replica(101): questa però fu poi forse intermessa(102), e noi non ne abbiamo notizia che dalle lettere di Fra Fulgenzio.
Le Esercitazioni del Rocco furono da noi riprodotte di sull'edizione originale. Questa è scorrettissima: tuttavia le strane forme linguistiche, che s'incontrano molto di frequente, furono per regola da noi rispettate(103), poichè può ben darsi che siano da attribuire all'autore stesso, nato nell'Abruzzo, educato a Roma, a Perugia ed a Padova, e vissuto la maggior parte della sua vita a Venezia; egualmente abbiamo rispettato i singolari e viziosi costrutti, e soltanto abbiamo corretto quelle forme e quei passi nei quali ci parve di poter, con sufficiente sicurezza, riconoscere errori di stampa: spesso anche siamo stati incerti, com'era naturale, se dovessimo conservare o piuttosto emendare la testual dicitura.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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