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      Anche dove abbiam potuto essere fedeli al codice preferito, annotammo le più osservabili varianti degli altri(109); siamo stati però assai parchi a registrare le singolari varietà del codice L, perchè spesso queste si riconoscono a prima fronte per correzioni arbitrarie, e perciò quel codice merita scarsissima fede.
      Della prima stampa di questa scrittura, che è nella prima edizione fiorentina delle Opere del Nostro(110), non tenemmo conto per quel tratto che ci è conservato dal codice V, parendoci probabile che essa derivi appunto da questo codice(111), e che, dove se ne allontana, le differenze possano dipendere o da false letture del carattere, non facile, del Viviani(112), o da arbitrarie correzioni degli editori: invece per la parte che manca in V abbiamo avuto riguardo anche alla stampa fiorentina (F), la quale certamente non ha alcun rapporto nè con M nè con L, e perciò ne abbiamo annotato le principali varianti, e qualche volta accolto anzi la lezione nel testo. Ben di rado siamo stati costretti a correggere per congettura, come dalle varianti risulta, la lezione di tutti i codici e della stampa fiorentina insieme(113). Quest'ultima che, qualunque ne sia il fondamento, lascia moltissimo a desiderare, era stata riprodotta, salvo lievi ed arbitrari ritocchi, nelle seguenti ristampe; così che il testo di tale scrittura era in più luoghi privo di senso, ed ora soltanto rivede la luce restituito a sè medesimo e degno veramente degli elogi che a queste postille tributava Fra Fulgenzio Micanzio, quando le chiamava "gemme preciose", "oro puro", "cosa divina".


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





Opere Viviani Fra Fulgenzio Micanzio