Al dir poi che d'una virtù infinita sia meglio esercitarne una gran parte che una minima, vi rispondo che dell'infinito una parte non è maggior dell'altra, quando amendue sien finite; nè si può dire che del numero infinito il centomila sia parte maggiore che 'l due, se ben quello è cinquantamila volte maggior di questo; e quando per muover l'universo ci voglia una virtù finita, benchè grandissima in comparazione di quella che basterebbe per muover la Terra sola, non però se n'impiegherebbe maggior parte dell'infinita, nè minore sarebbe che infinita quella che resterebbe oziosa; talchè l'applicar per un effetto particolare un poco più o un poco meno virtù non importa niente: oltre che l'operazione di tal virtù non ha per termine e fine il solo movimento diurno, ma sono al mondo altri movimenti assai che noi sappiamo, e molti altri più ve ne posson essere incogniti a noi. Avendo dunque riguardo a i mobili, e non si dubitando che operazione più breve e spedita è il muover la Terra che l'universo, e di più avendo l'occhio alle tante altre abbreviazioni ed agevolezze che con questo solo si conseguiscono, un verissimo assioma d'Aristotile che c'insegna che Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora ci rende più probabile, il moto diurno esser della Terra sola, che dell'universo, trattone la Terra.
Dall'infinito non è una parte maggior dell'altra, benchè esse siano tra di loro diseguali.
SIMP. Voi nel referir l'assioma avete lasciato una clausola che importa il tutto, e massime nel presente proposito.
| |
Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
|
|
Terra Terra Aristotile Frustra Terra Terra
|