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      Quid est vero decipi sensum, nisi haec esset deceptio?
     
     
      Moto annuo della Terra dovrebbe cagionar vento perpetuo e gagliardissimo.
     
      SALV. È forza che questo filosofo creda che quella Terra che il Copernico fa andare in giro, insieme con l'aria ambiente, per la circonferenza dell'orbe magno, non sia questa dove noi abitiamo, ma un'altra separata, perchè questa nostra conduce seco noi ancora, con la medesima velocità sua e dell'aria circostante: e qual ferita possiam noi sentire, mentre fuggiamo con egual corso a quello di chi ci vuol giostrare? Questo Signore s'è scordato che noi ancora siamo, non men che la Terra e l'aria, menati in volta, e che in conseguenza sempre siamo toccati dalla medesima parte d'aria, la quale però non ci ferisce.
     
     
     
     
     
     
      L'aria toccandoci sempre con la medesima parte, non ci ferisce.
      SIMP. Anzi no: eccovi le parole che immediatamente seguono: Praeterea nos quoque rotamur ex circumductione Terrae etc.
     
      SALV. Ora non lo posso più nè aiutare nè scusare; scusatelo voi e aiutatelo, Sig. Simplicio.
     
      SIMP. Per ora, così improvvisamente, non mi sovvien difesa di mia sodisfazione.
     
      SALV. Ombè, ci penserete stanotte, e difenderetelo poi domani: intanto sentiamo l'altre opposizioni.
     
      SIMP. Séguita pur l'istessa instanza, mostrando che in via del Copernico bisogna negar le sensazioni proprie. Imperocchè questo principio, per il quale noi andiamo intorno con la Terra, o è nostro intrinseco, o ci è esterno, cioè un rapimento di essa Terra: e se questo secondo è, non sentendo noi cotal rapimento, convien dire che 'l senso del tatto non senta il proprio obietto congiunto, nè la sua impressione nel sensorio; ma se il principio è intrinseco, noi non sentiremo un moto locale derivante da noi medesimi, e non ci accorgeremo mai di una propensione perpetuamente annessa con esso noi.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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