NOTE PER IL MORINO.
Alla fac. 5. Rispondesi che Aristotile e Tolomeo sarebbero stati col Copernico, se avessero auto cognizione delle osservazioni e ragioni che mossero il Copernico; le quali non essendo state nè confutate nè anco vedute da quelli, snervano la loro autorità.
fac. 8. Voi ammirate il sistema Copernicano, e chiamate grandissimi uomini i suoi seguaci, e confessate di avervi auto inclinazione; però non doveresti chiamarlo altre volte vanità, e quivi ancora error grave.
fac. 13. Nota dunque quello che dice S. Agostino, cioè che non si deve pervertire il senso litterale mentre non repugni alla ragione: dal che si cava che prima bisogna con ragione provare quello che sia del moto o quiete del [vedi figura sole.gif] e della Terra, e poi considerare se si possa o debba alterare il senso delle parole della Scrittura. In quel che segue, quanto t'inganni, Morino mio, a credere che al vulgo sia così facile il credere che la Terra si muova e stia fermo il cielo, come creder l'opposito!
fac. 25. Chiama vanità le ragioni; ed altrove ha detto, il Copernico aver tanto esattamente reso ragioni del suo sistema. Dice appresso, voler provar la stabilità della Terra con ragioni nuove e necessarie, e non con le usate vanamente sin qui: son dunque convinti Aristotile e Tolomeo.
fac. 31, 32. Per quello che qui vien detto, si risponde che il moto delle fisse si reputa falso per quello che ci mostrano gli altri corpi mobili, de i quali siamo certi che i mossi per cerchi maggiori fanno le conversioni in più tempo; e però il voler che la sfera altissima sia senza proporzione più veloce, pare sproposito.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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