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      È retto, dunque, il moto che si fa per linea retta, ma se non tende al termine suo naturale, non sarà naturale; ed io, nella mia filosofia, lo chiamai retto al modo di matematici, e colà ho portato quest'istessa difficultà che voi, e solutala.
      La terza obiezzione è circa il supposito che fa Aristotile di un sol moto circolare e di un sol centro; dicendo voi, Sig. Galileo, che "egli ha la mira di voler cambiarci le carte in mano, e di voler accomodar l'architettura alla fabrica, non construir la fabrica conforme a i precetti dell'architettura: chè se io dirò che nell'università della natura ci possono esser mille movimenti circolari, ed in conseguenza mille centri, vi saranno ancora mille moti in su ed ingiù." Ho a questa instanza risposto in parte; cioè che le speculazioni filosofiche dipendono dall'oggetto, con differenza notabile dalli oggetti operabili, se ben voi ve ne servite con opposita comparazione. Questi mille movimenti e mille centri, che voi ponete, saranno ponderati al suo luogo, cioè dove ne tratterete ex professo: vi dico nondimeno per adesso, che se ben fussero centomila circolari movimenti, purchè siano di corpi ambienti l'un l'altro e perfettamente sferici (come per ora deve supporsi per l'unità dell'universo), misurando dall'ultima superficie convessa del primo continente, uno solamente sarà il centro principale, o mezo che vogliam dire; e questo ha inteso Aristotile per quel della Terra, alla cui posizione basta la conformità dell'ultima superficie concava, che contien gli elementi, in grazia di quali, come di parti ordinate al tutto e diverse dalle celesti, ha parlato; e quando con dimostrazioni veraci voi troverete altri mezi, nè esso nè io negheremo di aver errato.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





Aristotile Aristotile Terra