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      Mentre dite che non si movono di moto retto, eccetto che per unirsi al suo tutto, non già per andar al suo luogo, e massime la Terra al centro, che è un punto imaginario, un niente, vi rispondo che sì come ciascuna parte del nostro corpo, avendo la sua totalità, aspira però primieramente alla conservazione del tutto ed all'ordine di esso, onde la mano e l'altre membra si lasciano ferire per difender la vita, non potendo altrimenti aiutarla; così appunto nell'universo le parti della Terra (e così si dica de gli altri corpi) hanno risguardo bene alla Terra tutta, con cui vogliono, potendo, esser unite, come il deto con la mano, ma più le importa l'ordine dell'universo, come totalmente tutto: e perciò al centro ogni parte della Terra si moverebbe, se bene ivi non fusse altra Terra, perchè quell'è il suo luogo assegnatole dalla natura e corrispondente all'ordine ed integrità totale del mondo.
      Mentre dite che il centro è niente, senza virtù, imaginario, sia quel che volete: per esso si disegna un punto circa il quale deve ridursi la Terra col circondarlo, non coll'esser contenuta da esso, e così sarà luogo suo naturale più che si avvicina a quel punto. Eccovene un essempio chiarissimo. Se in una accademia, o altrove, sia ad alcuno assegnato un luogo in mezo di una banca, ove, quasi con ordine continuato, anco de gli altri di qua e di là debbano sedere, si potrebbe ivi con misura geometrica giustamente segnar un punto in mezo, e quello con verità chiamarsi luogo di quel tale, talchè più che a quello si avvicinasse, più anderebbe al suo luogo, non però che da quel punto fusse contenuto o circondato: e (per dirlo in altre parole) il punto è centro e termine di approssimazione, non di continenza.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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