3. La terza instanza (premesso il fondamento della dottrina d'Aristotile), se bene all'apparenza dimostra qualche vigore, è nondimeno in verità manchevole anch'ella; perchè, quantunque la Terra sia a noi vicinissima e trattabilissima, tutta via il conoscere il suo moto, essendo noi posti in mezo a molti (siano di cieli, per ora, o di altri), ne è quasi, e forse senza quasi, impossibile. Il moto locale si conosce dal variar gli spazii ed i siti; ma quando questi per moti altrui si possono variare, è variabile ed incertissima la lor cognizione. In questo modo nella Terra vediamo questa varietà, e così multiplice, che non sappiamo da chi deriva; ed è sin ora stato universalmente creduto che più tosto ogni altro corpo ne sia cagione, che la Terra: talchè è falsissimo che per la sua vicinità ne sia più cognoscibile il suo moto, che le generazioni e corruzzioni continue che si fanno de' contrarii; perchè, chi non sa che il caldo estingue il freddo, il dolce l'amaro, il dolore il diletto, etc.? e dall'altro canto, non sapendo alcuno sin adesso, da che il mondo è stato creato, che la Terra si mova, o pur sapendolo pochissimi (per non dir sognandolo), overo essendo di ciò difficilissima controversia, è vanità espressa dir che questo sia più noto di quello, chiamar, dico, più noto quel che da niuno è conosciuto o appena cade nell'incertissima opinione, di quel che per sensata cognizione ne è consapevole ogn'uomo; tanto potreste dire, la notte esser più chiara del giorno, o le tenebre della luce.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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