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      Ed al proposito di moscioni, la materia loro propinqua è il fumo del mosto, la quale ha però, nel suo modo, forma (tal qual si sia) informe o imperfetta di quella fumosità; questo fumo ha del terreo sottile, ed il calore che trae di sua natura dal mosto è anco umido grandemente, le quali disposizioni sono attissime alla formazione di questi imperfetti animaletti: la terrestreità gli serve per sussistenza stabile; l'umidità, per impastargli, a punto come l'acqua nella farina per far il pane; il caldo, per dargli principio di vita e di operazione; la rarità leggiera aerea, per soministrargli spiriti agili al movimento. Tali sono le disposizioni, ma però con qualche difetto, onde da gli agenti, per mezo delle qualità contrarie, devono ridursi all'ultima intiera perfezzione. Il terrestre dunque, che nel fumo è raro e dissoluto, deve dall'umido connettersi con l'attività del caldo operativo, nel modo che si stringe o rapprende il latte col fuoco; e così alla terra, secca e fredda, si oppongono in questa azzione i contrarii, cioè il caldo e l'umido. La superfluità dell'umido, repugnante alla solidezza e consistenza, a proporzione da temperato terreo secco coll'aiuto del calore si asciuga e si agiusta; il caldo inordinato da freddo aqueo si riduce a dovuta temperie, e l'agilità aerea di semplice naturalezza prende indifferenza per il moto animale. Or il fumo, fatto denso, temperato, mobile, indifferente, non è più fumo, ha persa la sua forma, ed in questa maniera dal suo distruggersi si è generata la natura de' moscioni; altrimenti, restando egli incorrotto, i moscioni non avrebbon ricevuto l'esser vitale: ed eccovi l'opposizion privativa, dico del non esser fumo e dell'esser moscioni.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069