Io vi rispondo, che se di sua natura fussero questi affetti cagione di contrarii effetti, io non sarei restivo in concedervi che ancor essi fussero contrarii, ed il vostro argomento non mi dispiacerebbe; anzi mille volte che in simili occasioni l'ho sentito apportare, mi è parso più efficace di molti i quali a questo proposito si sogliono addurre: ma la verità è che tali sorti di accidenti non sono per sua natura cagione di movimenti contrarii, ma accidentalmente solo. E mi dichiaro. La quantità di mole non ha in sè stessa attività alcuna, anzi, a guisa di informe materia, dopo aver terminato i corpi naturali, ed elementari e celesti, presta solo capacità a gli accidenti che in tali corpi devono soggettarsi: per questo è communissima a tutti, nè induce (come tale) distinzione da corpo a corpo; essi accidenti però, che in quella si ricevono, possono più o meno esser intensi o vigorosi, conforme alla mole maggiore o minore, più o meno densa. La densità, dunque, e la rarità sono pure quantità con vario sito, cioè con minore o maggiore approssimazione delle parti: denso è quello che ha le parti più unite; raro, che le ha più disperse: perciò non è possibile che abbino operazione alcuna, nè per conseguente siano attivi principii di moto, ma accidentalmente solo e di essi moti e de gli altri accidenti ancora, massime de gli attivi: sì che le operazioni provengono dalle forme, e nella quantità, sia rara o densa, si fondano, e secondo che più o meno in tal quantità possono unirsi, sono più o meno efficaci nell'operare; ed in questa maniera il raro e denso sono disposizioni senza azzione, nelle quali la virtù operativa si fonda; talchè se non ci sarà tal virtù, siano pur rari o densi i corpi, non perciò avranno operazione: ed eccovene gli essempi manifesti.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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