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      ebbe per questo corruttibile, non essendo per sè stesse queste passioni operative, ma sole quantità, come ho ancor detto. Ben sì che il grave e leve producono immediatamente il moto retto all'ingiù ed all'insù, e per lo più il grave è col denso ne i corpi elementari, il leve ne gli medesimi col raro; ma ciò diviene dalla virtù supposta e ricevuta nella quantità predetta, onde le virtù attive più o manco s'imprimono. Alcune cose però sono più dense e men gravi, come è manifesto del piombo e del ferro: dal che anco appare che dalla densità non dipende, come effetto proprio, la gravità, nè dalla rarità la leggerezza; altrimenti sarebbono invariabili.
      11. La undecima obiezzione, essendo altrove stata indotta e soluta, avrebbe qui inutile repetizione.
      12. La comparazione che pretendete fra il discorso d'Aristotile ed il vostro, io la faccio in un tratto ragionevolmente a favor di Aristotile. Egli per mezo di moti investiga la natura de' corpi mobili, nè meglio può farsi, già che le cagioni remote da i nostri sensi ed incognite, da gli effetti propinqui e conosciuti devono investigarsi: così fa il saggio medico, l'esperto nocchiero, e gli altri che regolatamente procedono. Voi dite cose non conosciute dal senso, non capite dalla ragione, non conformi all'esperienze e non concordi al vero. La confusione che credete levar da gli elementi col privargli dal moto retto (comunque gli convenga, o alle parti o al tutto), la ponete nell'ordine essenziale del mondo, perchè quelle confusioni elementari sono vie alle mistioni, alle generazioni, ed a tutte le mutabilità che nella diversità del mondo sullunare si richiedono, come ho anco detto altre volte; di modo tale che, per salvare o ordinare un effetto di alcune parti, che nulla importa, volgete sossopra il mondo.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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