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      16. Impugnate questa risposta, dicendo non esser ragionevole che corpi sì vasti e sì nobili non siano ordinati ad altro uso che d'un caduco, mortale, feccia del mondo, sentina di immondizie, quale è la Terra, di modo che, tolta ella via, essi cieli restassero inutili etc.; già che, essendo essi impassibili, niuno operarebbe nell'altro, ed eccoli oziosi, in vano, etc.
      17. "Anzi a me pare (dite) che, mentre i corpi celesti concorrono alle generazioni ed alterazioni della Terra, sia forza che anco essi siano alterabili; altrimenti l'applicazione del Sole e della Luna alla Terra per far le generazioni non sarebbe altro che metter a canto alla sposa una statua di marmo, e da tal congiungimento star attendendo prole." E poi soggiungete, che se all'eternità del globbo terrestre non apporta pregiudizio la corruttibilità delle parti, anzi perfezzione ed ornamento, perchè non possiamo dir così de' corpi celesti? aggiungendo lor ornamento senza diminuirgli perfezzione o levargli l'azzioni, anzi accrescendoglile, col far che non solo sopra la Terra, ma che scambievolmente fra di loro tutti operino, e la Terra ancora verso di loro. Risponde Simplicio, che queste mutazioni nel cielo e nella Luna sarebbono inutili e vane, già che tutte le generazioni e mutazioni che si fanno in Terra, o mediata o immediatamente, sono indrizzate all'uso, al commodo, al beneficio dell'uomo; dunque in cielo, nella Luna o in altri pianeti sarebbono inutili, chi non volesse dire che ancora in quei luoghi siano uomini che godano di quei frutti.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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