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      Galileo, e son vostre istesse tutte le parole), onde in esso si farebbono corruzzioni amplissime, come quelle (che pur dite di veder voi) maggiori del sino Mediterraneo, dell'Asia e dell'Africa ancora, tal che sarebbono senza fallo visibili[8]: il che non accade della Terra, che, per esser densissima, tenacissima e durissima, difficilmente soggiace alla corruzzione, ed appena in qualche sua piccolissima parte si corrompe a fatto: e cosģ la vostra comparazione non corre. In oltre, se fusse corruttibile il cielo, sarebbe anco dissipabile come l'aria, e tanto pił quanto fusse pił tenue, e gli accaderebbe dissiparsi di fatto continuamente per le generazioni continue che ivi si facessero, le quali non possono esser eccetto che per contrarii eccitanti e violenti: ed in questa maniera sarebbono le stelle agitate qua e lą, mutarebbono sito, nč serverebbono egual distanza fra loro nč alcun moto regolare, appunto come accade delle comete overo di altre impressioni ignite che si fanno nell'aria. Nč mi opponiate la vastitą della lor mole, perchč all'ampiezza de' cieli agitati ed agitanti son piccolissime e tenui ancor esse. Nč dentro a corpo sģ raro e sģ cedente (quale sarebbe il cielo) potrebbono elle esser ordinatamente portate, come si vede da noi: per tanto bisognerebbe dire, che o tutte fussero immobili (se pur non cedessero all'agitazioni violente), o che di moto egualmente veloce si corressero appresso l'una all'altra, rotandosi non intorno al suo centro (come dovrebbe un corpo circolare che per sč stesso si move), ma a guisa di palle da giuocare.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestą il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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