Già in brevissimi intervalli, in espedizioni importantissime, per affari grandi di stato ordinate da prencipi supremi, potentissimi, ed eseguite da' più periti dell'arte di prospettiva, si sono commessi errori notabili e perniciosissimi; ed ardisco di dire che un matematico di primi dell'universo non sia buono di misurar con l'occhio, aiutato da gli stromenti ancora, trenta miglia di spazio, con le distanze di corpi che ivi sono, senza errore: or che diremo del misurar il cielo?[21]
6. Quanto a quel che dite, di stimare il cielo peripatetico più tenue più sottile e più cedente della nostra aria, non occorre dire altro particolare. Già vi ho mostrato di sopra quel che ne seguirebbe, e come sarebbono sensate le corruzzioni che ivi accadessero, che si corromperebbono le stelle intere; ed ora aggiungo solo che si ha da aggregar questa parte con la difficultà universale della corruttibilità o incorruttibilità del cielo, circa la qual controversia si aggira quasi tutto il stame di quest'opera; nè voi apportate altra ragione a pro vostro, a cui io ora debba rispondere.
7. Circa l'opinioni addutte, erra l'Antiticone, e voi assai bene lo confutate, perchè in effetto, o che le antiche o che le moderne stelle si siano variate, generate o corrotte, essendo tutte celesti, il cielo si potrà dire, nelle sue parti più degne, variabile.
8. Quei che stimano queste macchie esser stelle, e che si aggreghino e disgreghino sotto il Sole, pongono moti disordinati ed incerti nei corpi naturali celesti; anzi par che gli attribuiscano un movimento capriccioso, a salti e senza conveniente regolarità, il quale non si deve ammettere in niun modo per naturale, ma più tosto sarebbe misto col violento.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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Antiticone Quei Sole
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