11. Ma è tempo che discorriamo di altro. Mentre dunque dite, che molte di tali macchie si vedono nascere in mezo del Sole etc., vi ho risposto che sia allucinazione, e per qual cagione: già la lontananza non lascia distinguer de' siti, la direzzione ed il moto ci apportano errori, etc. Possono per tanto essere vere nell'esistere, sì che il Sole con la sua virtù ne attragga del continuo sino all'ultima superficie concava dell'orbe lunare, e ne dissolva ancora, come che siano dissolubili; ma l'errore stia nel conoscere i siti, e per l'attrazzione uniforme non possino far parallasse: il che affermo solo probabilmente, non con alcuna temerità nè pertinacia, e confesso giuocar con voi al giuoco della cieca; ma a me tocca aver bendati gli occhi; voi dite di vedere, ed a me tocca indovinare che cosa sia quel che vedete voi. Non è però la mia, colpa di negligenza: pur troppo mi sono affaticato per giungere a conoscenza prattica, per usar (dico) di simili stromenti visivi; e per questo effetto, con persona di sapere conspicuo, di opinioni simili alle vostre, ebbi per alcun tempo, spesso, discordi sì ma placidi e gravi congressi: però le sensate esperienze che prometteva, o dall'impotenza o da altro, non si ridussero mai all'essecuzione; ed egli, forse più incerto nelle sue che io nelle mie posizioni, è andato a ricercarne la verità esatta nel cielo.
12. All'altra osservazione, oppongo parimente l'incertezza della prospettiva nella distanza grandissima, come ho ancor detto; talchè voglio e concedo che voi vediate le macchie predette, ma io non le stimo nel cielo.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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