14. Che i cieli fussero più perfetti se fussero corruttibili, con l'essempio della Terra, che per questa cagione è utile, producitrice di frutti etc. (lasciando d'improverarvi di novo, che poco fa non volevi alcuna vera corruzzione sustanziale nel mondo, ed adesso ponete non solo corruttibili gli elementi, ma anco i cieli), vi rispondo che le perfezzioni delle cose hanno proporzione con la natura di esse, a cui devono conformarsi; di modo che tal attributo è convenevole e perfettivo di tal supposto, che ad un altro disconverrebbe, come all'uomo l'esser ragionevole, che al cavallo ripugna per l'incompossibilità delle forme diverse. La Terra è materia onde le cose generabili devono prodursi; perciò è necessario che ella sia soggetta a variabilità e corruzzioni, quasi a guisa del seme nella generazione de' viventi, o il cibo nel ristorar le sostanze animate. L'altre cose naturali, essendo differenti dalla Terra, non è mestieri che abbino la corruttibilità a questo fine; anzi la corruttibilità, secondo la propria formalità, è anco ella imperfezzione alla Terra, ed ovunque si sia, essendo formalmente o essenzialmente imperfezzione overo mancamento. Di più, chi può operare senza suo danno o ruina, è senza dubio più nobile e più vigoroso di quello che con suo eccidio concorre all'opre; la Terra col corrompersi concorre alla generazione; dunque in questa parte è impotente, imperfetta e manchevole: se dunque per altra via altro agente naturale senza alcun patimento concorra a gli stessi effetti, non sarà egli più nobile? e se il cielo, senza patir nulla in genere di causa principale effettiva (degnissima incomparabilmente sopra la materiale), produca tutti gli effetti della Terra, che avrà bisogno per tal fine di esser corruttibile, acciò sia più perfetto?
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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