Dite che i cieli sono più rari, più cedenti e più flussibili che la nostra aria; e le stelle e la Luna sono cose celesti; perciò (aggiungo io) avranno l'istesse condizioni e qualità, con poca, differenza, che i medesimi cieli: e se quelli sono rarissimi, cedenti e flussibili, come la Luna sarà densissima e solidissima? Chi ha visto mai addensarsi talmente l'aria, che diventi, a guisa di inpenetrabile diamante, densissima? non contraviene ciò forse alla sua essenza, alla sua naturalezza? È ben vero che alcuni corpi congelati, di liquidi diventano duri e solidi, come si vede dell'acqua; ma questo occorre, per esser ella, o simili, di parti assai solide e dense: ma i corpi più rari e più dissipabili, non sono atti a ricevere così fisse impressioni, come è manifesto dell'aria e del fuoco; dunque molto meno il cielo, essendo, secondo voi, più raro e più cedente dell'aria: e, per consequente, se la Luna è cosa celeste, non avrà ella quella tal densità e solidità che voi pur le attribuite. Già, conforme alla buona filosofia, le parti hanno conformità o proporzione col tutto, massime ne i corpi principali dell'universo, ove non ricercandosi diversità d'organi e di figure, come accade nei viventi inferiori, non gli sarà nè meno bisogno di estremità così fatte, dico di eccessivo raro e di supremo denso, quantunque negli animali si vegga, qualche diversità tale di parti, per varii officii e per il sostegno, quale è della carne e dell'ossa; ma, nè con questo eccesso, nè da essi, è giusta la similitudine per applicarsi al cielo, essendo di altra struttura ed alieno da queste necessità e dissimiglianze.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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