Oltre che il lume forse per sè stesso non è attualmente caldo, ma solo producitor di caldo per i raggi retti o riflessi; onde, torno a dire, quella vicinità più tosto gioverebbe che non pregiudicarebbe alle generazioni[32]. Questo dico per mio discorso e secondo le ragionevoli posizioni filosofiche; ma discorrendo contra di voi, con i vostri medesimi principii vi dico, non esser vero (anzi lo dite voi) che la Luna sia più vicina al Sole che la Terra per sempre, conciosiachè, raggirata nel proprio orbe circa, la Terra, per la metà del suo corso è lontana da esso più che la Terra quanto è il semidiametro della Terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco, overo di tutto quel spazio che si chiude fra la sfera terrestre e l'orbe lunare: il che intendete di mostrar con la vostra figura nel terzo vostro Dialogo a car. 320; onde per questa causa in essa Luna meglio che nella Terra, almeno in qualche tempo, si farebbono generazioni. Non voglio improperarvi il contradirvi[33].
24. Che finalmente (per vostra seconda ragione) nella Luna non si facciano nubbi, perchè si vedrebbono, o asconderebbono alcune parti di essa etc., è verissimo (rispondo) che ivi non si producono nubbi; ma che si potessero da noi conoscere, o che fussero d'impedimento per veder le parti di questo pianeta, quanto a lor stesse solamente, non lo tengo per certo, perchè se le nuvole saranno attratte dal Sole dalla parte di sopra, cioè verso il Sole medesimo, al nostro zenit supremo[34], oltre la Luna, dalla Luna medesima, posta fra noi e quelle nubi, si occultarebbono; se lateralmente, non ci impedirebbono la vista; se direttamente verso noi, si accosterebbono verso le nostre, ed in questo modo non lo distingueressimo, ancorchè fussero più alte o più lontane da noi che le nostre ordinarie, già che, rimirate per linea retta con le nostre, non potrebbono lasciar conoscere la distanza, onde le stimaressimo nuvole attratte dalla Terra ed, in una parola, non sapressimo distinguerle, e perciò o che non vedressimo la Luna, o quando la vedessimo sarebbe necessariamente sereno e delle nostre nuvole e delle sue; ed ecco il vostro eterno sereno della Luna, che non è mai tale se anco non è sereno a noi.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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