9. "Sesto inconveniente è l'esser inescogitabile qual deva esser la solidità di quella vastissima sfera, nella cui profondità siano così tenacemente saldate tante stelle, che senza punto variar sito tra loro, concordemente vengono con sì gran disparità di moti portate in volta: o se pur il cielo è fluido (come più ragionevolmente convien credere), sì che ogni stella per sè stessa per quello vada vagando, qual legge regolerà i moti loro? ed a che fine, per far che, rimirati dalla Terra, appariscano come fatti da una sola sfera? A me pare che per conseguir ciò, sia tanto più agevole ed accommodata maniera il constituirle immobili che 'l farle vaganti, quanto più facilmente si tengono a segno molte pietre murate in una piazza, che le schiere di fanciulli che sopra vi corrono."
10. "E finalmente, per la settima instanza, se noi attribuiremo la conversion diurna al cielo altissimo, bisogna farla di tanta forza e virtù, che seco porti l'innumerabil moltitudine delle stelle fisse, corpi tutti vastissimi ed assai maggiori della Terra, e di più tutte le sfere di pianeti(357), ancorchè questi e quelli di lor natura si movino in contrario; ed oltre a questo è forza concedere che anco l'elemento del fuoco e la maggior parte dell'aria siano parimente rapiti, e che il solo piccol globo della Terra resti contumace e renitente a tanta virtù: cosa che a me pare che abbia molto del difficile, essendo la Terra corpo pensile, librato sopra il suo centro, indifferente al moto ed alla quiete, e circondato da un ambiente liquido; onde dovrebbe cedere essa ancora, ed esser portata in volta.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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