E voi stesso, nel principio del vostro primo Dialogo, non commendate Pittagora che abbia servato circa i numeri questo medesimo stile, per le medesime cagioni? perchè dunque lo biasimate in Aristotile? Non sono per tanto i seguaci di esso pusillanimi, ma vivacemente modesti; seguono quelle insegne che vittoriose trionfano gloriosamente de gli altri. E quantunque in molte materie apparisca dubbio, ciò avviene per esser elleno, per la loro altezza, dall'intelligenza nostra remote, e perchè forse in effetto per vie naturali sono problematiche, e come tali disputabili da ambe le parti. E qual altro determinatamente con dimostrazioni infallibili le risolve? trovatene pur uno voi, ed avrà in ciò séguito più di Aristotile. Non è dato a gli uomini saper distintamente i misteri reconditi della natura; ma assai è degno di lode e metodicamente procede chi determina nella maniera che esse sono da noi intelligibili o che il nostro intelletto le capisce. Che alcuni poi si siano ribellati da Aristotile e che mai siano più ritornati alle sue dottrine, come ancora dite poco di sotto nel medesimo Dialogo, ciò nulla rilieva; già che essendo questi tali nella famosissima scola peripatetica di niun grido e forse del tutto incogniti, gli è più di capitale esser conosciuti ne gli errori che sprezzati nelle dottrine, come colui che abbruggiò il tempio di Diana: ed è di sì bassa liga questo vostro argumento, che se valesse punto (e pur gli argomenti buoni in ogni soggetto son tali), se ne farebbono di simili innumerabili, di ribellanti dalle umane e dalle divine leggi, che verrebbono le leggi istesse in esterminio, o almeno in compromesso di esser buone o rie.
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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
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