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      Chi sa (anco quando ciò fusse vero indubitato), che avendo un moto solo semplice naturale (come conviene a i semplici corpi), non avesse gli altri due (che gli atribuiscono, del ciel cristallino e d'un altro che dicono primo mobile) per special prerogativa da intelligenze o da altre cause non conosciute? o che egli, come fra gli altri nobilissimo e men de gli altri semplice (come lo mostra la varietà grandissima delle stelle), fusse anco di moti più abondevole? Di quanti è partecipe l'uomo, se ben un solo è il suo primiero naturale? Niuna cosa però di queste asserisco irretrattabilmente; insinuo solo, e desiderarei che altri, più de gli arcani celesti (per altre professioni aggiunte alle filosofiche) intendente, si immergesse più oltre. E voi, Sig. Galileo (che anco insinuate poner la sfera stellata per primo cielo, ancorchè immobile), con le vostre matematiche ponderandola e dandole il moto che
      le conviene, propalatela con ragioni per manifesta al mondo, se pur sapete, e riceverete più gloria che dell'esservi messo contro alla potentissima veemenza dell'acque che impetuose corrono per vie naturali al suo centro. Ma da questa poca di digressione torno al segno onde partii, concludendovi che dalla sfera pigrissima di Saturno non deve pervenirsi alla total immobile del ciel stellato, ma ben a lei, sì che per la somma velocità faccia pigrissima la prenominata di Saturno, per le ragioni di Aristotile sudette.
      7. La quarta difficultà che voi apportate, è stata da Aristotile istesso, nel secondo del Cielo, apportata e adeguatamente soluta.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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