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      11. Che un corpo semplice abbia naturalmente un moto semplice, è vero; ma non repugna, anzi per diversi effetti (come ho detto ancora) è necessario, che partecipi de gli altri. E poi per questa ragione avreste da constituir immobili anco l'altre sfere celesti, o dargli un moto solamente; e pur l'uno e l'altro è falsissimo, e si vede con manifesta esperienza, non che con dottrine universali degli astrologi, ricevute da ogn'uno: o finalmente avreste da dire, che di tanti movimenti si mova la Terra sola, quanti si ricercherebbono per salvare tutti quei moti che in tutti gli corpi celesti si veggono e si osservano. E perchè ella non ha un semplice moto? come gli ne tribuite tanti, più tosto che a i corpi celesti? perchè la fate diventar il fac totum, e tutti gli altri da poco o da niente? Fortunata Terra, esaltata così egregiamente dal Sig. Galileo, non ricordandosi forse di averti altre volte avvilita, chiamandoti sentina d'immondizie, feccia del mondo; e pur ora sei la sola o la principale operatrice! Ma in qual maniera tanti e sì diversi e contrarii moti potreste assegnare alla Terra, avendo voi per impossibile, o almanco per inconveniente, di darne due ad un solo, e stimandogli contrarii e repugnanti? Non dunque nè ancor noi in comparazione alla pura omnipotenza divina poniamo quest'ordine, ma, quella posta per principio, con l'unione della sua sapienza infinita e con ordine alle cose naturali, rispondendo a ragionevole umana intelligenza, in questa maniera parliamo: onde nè più breve nè più spedita, ma repugnante ed assurda, operazione sarebbe dar alla Terra quel che conviene al cielo, come ad un sguattero quel che conviene al prencipe, ad una latrina le ricchezze regali e pompose della camera reggia.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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