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      12. Finalmente, "il moto circolare ha virtù e forza di distruggere e dissipare e scacciar del suo centro le parti del corpo che si move, qualunque volta o il moto non sia assai tardo o esse parti non siano saldamente attaccate insieme; che per ciò quando noi facessimo girare una di quelle gran ruote velocissimamente dentro le quali caminando uno o due uomini movono grandissimi pesi, come la massa delle gran pietre del mangano, quando le parti di essa ruota rapidamente girata non fossero più che saldamente conteste, si dissiperebbero tutte, nè, per molto che tenacemente fossero sopra la sua esterior superficie attaccati sassi o altre materie gravi, potrebbono resistere all'impeto, che con gran violenza le scagliarebbe in diverse parti lontane dalla ruota, ed in conseguenza dal suo centro. Quando adunque la Terra si movesse con tanto e tanto maggior velocità, qual gravità, qual tenacità di calcina o di smalti, riterrebbe i sassi, le fabriche, le città intere, che da sì precipitosa vertigine non fussero lanciate verso il cielo? e gli uomini e le fiere, che niente sono attaccati alla Terra, come resisterebbono a un tanto impeto? dove che, all'opposito, e queste ed assai minori resistenze, di sassetti, di rena, di foglie, vediamo quietissimamente riposarsi in Terra, e sopra quella ridursi cadendo, ancorchè con lentissimo moto."
      Ecco (soggiungete) le ragioni potissime prese (per così dire) dalle cose terrestri: restano quelle dell'altro genere, cioè quelle che hanno relazione all'apparenze celesti, delle quali ragionerete (dite) poi che avrete esaminata la forza di queste.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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