Dite "esser gran disparità tra 'l caso della nave e quel della Terra, quando il globo terrestre avesse il moto diurno. Imperochè manifestissima cosa è che il moto della nave, sì come non è suo naturale, così è accidentario di tutte le cose che sono in essa; onde non è meraviglia che quella pietra, che era ritenuta in cima dell'albero, lasciata in libertà scenda a basso, senza obligo di seguir il moto della nave. Ma la conversion diurna si dà per moto proprio e naturale al globo terrestre, ed in conseguenza a tutte le sue parti, e come impresso dalla natura è in loro indelebile; e però quel sasso che è in cima della torre, ha per suo primario instinto l'andar intorno al centro del suo tutto in vintiquattr'ore, e questo natural talento esercita egli eternamente, sia pur posto in qual si voglia stato. Talchè, sì come per antiquata impressione stimando che la Terra stia immobile intorno al suo centro, credono anco esser ivi immobili le sue parti, così è ben dovere che quando natural instinto fusse del globo terrestre l'andar intorno in vintiquattr'ore, sia d'ogni sua parte ancora intrinseca e naturale inclinazione non lo star ferma, ma seguire il medesimo corso: e così senza urtare in veruno inconveniente si potrà concludere, che per non esser naturale, ma straniero, il moto conferito alla nave dalla forza di remi, e per essa a tutte le cose che in lei si trovano, sia ben dovere che quel sasso, separato ch'ei sia dalla nave, si riduca alla sua naturalezza e ritorni ad essercitar il puro e semplice suo natural talento.
| |
Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze 1897
pagine 1069 |
|
|
Terra Terra
|