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      Ma non importa; vi si ammetta come vi piace: seguite pure. Dite dunque, ripigliando il vostro discorso, che sopra una superficie piana, pulitissima, come un specchio, di materia dura come l'acciaio, paralella del tutto all'orizonte, senza alcuna sorte d'impedimento, una palla perfettamente sferica, spinta, non avrebbe occasione di fermarsi mai nè di variar velocità (già nel piano acclive o declive sarebbe tutto l'opposito, cioè ritardazione o accelerazione), e per conseguente potria far perpetuo il suo moto: delle quali superficie, se ne trovano molte, come quella dell'acqua in bonaccia e quella dell'aria non turbata: or dunque (doppo longo dialogare) inferite: Se la palla che casca dall'albero della nave s'incontra in una tal superficie dell'aria[41], che occasione avrà ella di ritardar il suo moto? perchè in giro non si volterà sempre regolatamente, nel modo che fa la Terra, di cui il sasso partecipa la natura ed il movimento? Risponde Simplicio, ciò avvenir per due impedimenti: l'uno, per la resistenza dell'aria; l'altro, per il moto retto che fa la pietra all'ingiù, che a questo circolare s'oppone. Replicate voi che il primo impedimento è poco ed insensibile; ed in questo io non voglio dir altro, che poco importa: il secondo voi non l'avete per impedimento, già che si è visto di sopra che il moto retto e circolare non sono incompossibili; onde, anco cadendo, la palla sempre è (secondo voi) in giro egualmente portata coll'aria o dall'aria, ed avete l'uniformità de i proietti col moto della Terra.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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