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      Che poi l'aria (o siasi il vento) spinga i navilii, spezzi e spianti gli alberi e le torri, non è simile per imaginazione. Spinge i navilii, ma non gli sostenta; sono essi sostentati dall'acqua, di cui sono naturalmente più levi: tal che all'esser sostentati è facil cosa in un elemento fluido aggiunger il moto, il quale non è così veloce come è quel de i venti che gli lo conferiscono, onde non lo agitano nè anco del pari. Dir "Spingono, dunque portano" non è vero: come lo spingere non è portare, così gli impeti fatti alle torri ed agli alberi non sono portamenti; e per conseguente, argumentar da questi moti violenti, irregolati, ad un che sarebbe regolato, equale, eterno nell'aria, nella Terra e ne i mobili, ogn'un vede quanto conchiuda. L'altro argomento, che se la Terra si movesse, anderebbono in ruina gli edificii e le città, con quello che le parti agitate si scaglierebbono con violenza, quantunque tenacemente conteste, io non l'ho avuto mai per argumento di alcun valore, ma di niun momento e falso, sì per la regolarità, uniformità e naturalezza che sarebbe nel moto circolare terrestre piacevole, come per le consequenze violenti e repugnanti che ne seguirebbono, le quali voi apportate distintamente con vaghe dimostrazioni, ed io sono con voi; non è però di Aristotile, come credo sappiate benissimo. Nelle vostre demostrazioni geometriche che intorno a questa parte per digressione adducete, non voglio tralasciar di ricercar di un punto che sempre ho stimato difficile ed inintelligibile, per non dir falso: e questo è circa quel vostro communissimo detto, Sphaera tangit planum in puncto.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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