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      L'altra risposta è, che voi ponendo i corpi naturali mobili di moto circolare, è convenevole che anco questo convenga all'aria, o che non sarebbe corpo naturale, ma vano ed ozioso; e se gli conviene, essendo essa aria diversa dalla Terra, avrà tal moto da lei diverso non impedito, già che movendosi in giro a diversi segni, non già l'un contra l'altro ad un solo, non avranno impedimento, sì che l'un toglia l'altro, quantunque vi potesse esser qualche ritardazione: e per questa causa l'aria avria indubitatamente il suo moto diverso da quel della Terra, e così chi incontro lei corresse sentirebbe la sua agitazione gagliarda. Perchè private anco di moto l'acqua? che peccato hanno fatto questi due elementi contra di voi, che li disnaturalizate, con dar varii moti alla Terra sola? e se l'acqua ha il suo proprio moto diverso da quel dell'aria e della Terra, quante altre difficultà alle predette si aggiungeranno contra le vostre posizioni? Nè io voglio stendermi ad indurle, sì per non uscir dal metodo, che ho proposto, di esser breve, come perchè coll'accennarne lasciarò campo a' studiosi di speculare più oltre.
      Secondo varie occasioni ponete diversi detti di Aristotile e gli impugnate: primo de' quali è, che le velocità di gravi descendenti hanno tra di loro la medesima proporzione delle loro gravità, cioè che il più grave discende più velocemente o in minor tempo, e secondo che è maggiore, il tempo della caduta è più breve; contra la qual posizione argomentate in questa maniera a car, 218: Se questo fusse vero, seguirebbe che, "lasciate nell'istesso momento cader due palle della medesima materia, una di cento libre, l'altra di una, dall'altezza di cento braccia, la grande arrivi in Terra prima che la minore sia scesa un sol braccio; al che non può accomodarsi l'imaginazione, cioè che la grande sia giunta in Terra quando la picciola sia ancora a men d'un braccio vicina alla sommità della torre". Alla quale obiezione io rispondo che la posizione d'Aristotile è buona, e voi dovreste solver la sua ragione[47], e poi argumentargli contra.


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Le opere di Galileo Galilei
Edizione nazionale sotto gli auspici di sua maestà il re d'Italia. Volume VII
di Galileo Galilei
Tipografia Barbera Firenze
1897 pagine 1069

   





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